Siroe re di Persia, Roma, Leone, 1727

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Deliziosa reale con acque.
 
 LAODICE, poi SIROE
 
 LAODICE
610Che funesto piacere
 è mai quel di vendetta!
 Figurata diletta
 ma lascia conseguita il pentimento.
 Lo so ben io che sento
615del periglio di Siroe in mezzo al core
 il rimorso e l'orrore.
 SIROE
                                        Alfin Laodice
 sei vendicata; a me soffrir conviene
 la pena del tuo fallo.
 LAODICE
                                       Amato prence
 così confusa io sono
620che non ho cor di favellarti.
 SIROE
                                                    Avesti
 però cor d'accusarmi.
 LAODICE
                                          Un cieco sdegno
 figlio del tuo disprezzo
 persuase l'accusa. Ah tu perdona,
 perdona o Siroe un violento amore.
625Mi punisce abbastanza il mio dolore.
 Non soffrirai de la menzogna il danno,
 io scoprirò l'inganno,
 saprà Cosroe ch'io fui...
 SIROE
                                             La tua ruina
 non fa la mia salvezza. Anche innocente
630di questa colpa, io di più grave errore
 già son creduto autor. Taci, potrebbe
 destar la tua pietà nuovi sospetti
 d'amorosa fra noi
 secreta intelligenza.
 LAODICE
                                       E quale ammenda
635può farmi meritare il tuo perdono?
 Tu me l'addita; a quanto
 prescriver mi vorrai pronta son io;
 ma poi scordati, o caro, il fallo mio.
 SIROE
 Più nol rammento e se ti par che sia
640la sofferenza mia di premio degna,
 più non amarmi.
 LAODICE
                                  Oh dio come potrei
 lasciar sì dolci affetti in abandono!
 SIROE
 Questo da te domando unico dono.
 LAODICE
 Dimmi crudel ch'io vada
645lungi dagl'occhi tuoi, dimmi ch'io taccia,
 sdegnami o mi discaccia,
 tutto soffro per te ma ch'io non t'ami
 troppo crudel mi chiedi e invan lo brami.
 SIROE
 Amandomi che speri?
 LAODICE
                                           Altro non spero
650che custodir gelosa
 l'idea di chi m'accende in mezzo al core
 e meritar penando
 d'una rara costanza il pregio almeno.
 SIROE
 E qual follia t'insegna
655a serbar tanta fede a chi ti sdegna?
 LAODICE
 
    Voi m'insegnate
 benché sdegnose
 luci adorate
 la fedeltà.
 
660   Quando volete
 ch'io non v'adori
 più mi togliete
 la libertà. (Parte)
 
 SCENA II
 
 SIROE, poi EMIRA sotto nome d’Idaspe
 
 SIROE
 Come quel di Laodice
665potessi almen lo sdegno
 placar dell'idol mio.
 EMIRA
                                       Fermati indegno.
 SIROE
 Ancor non sei contenta?
 EMIRA
 Ancor pago non sei?
 SIROE
                                        Forse ritorni
 ad insultar un misero innocente?
 EMIRA
670Vai forse al genitore
 a palesar quel che taceva il foglio?
 SIROE
 Quel foglio in che t'offese? Io son creduto
 reo del delitto e mel sopporto e taccio.
 EMIRA
 Ed io crudel, che faccio
675qualor t'insulto? Assicurar procuro
 Cosroe della mia fé, più per tuo scampo
 che per la mia vendetta.
 SIROE
                                               Ah dunque o cara
 fa' più per me. Perdona al padre o almeno
 se brami una vendetta apri il mio seno.
 EMIRA
680Io confonder non so Cosroe col figlio.
 Odio quello, amo te, vendico estinto
 il proprio genitore.
 SIROE
                                      E il mio, che vive,
 per legge di natura anch'io difendo.
 Sempre della vendetta
685più giusta è la difesa.
 EMIRA
 La generosa impresa
 dunque tu siegui, io seguirò la mia.
 Ma sai però qual sia
 il debito d'entrambi? A noi che siamo
690figli di due nemici
 è delitto l'amor, dobbiamo odiarci.
 Tu devi il mio disegno
 scoprir a Cosroe, io prevenir l'accusa.
 Tu scorgere in Emira il più crudele
695implacabil nemico, in Siroe io deggio
 abborrir d'un tiranno il figlio indegno.
 Cominci in questo punto il nostro sdegno. (In atto di partire)
 SIROE
 Mio ben t'arresta.
 EMIRA
                                    Ardisci
 di chiamarmi tuo bene? Unir pretendi
700il fido amante ed il crudel nemico
 e ti mostri a un istante
 debol nemico ed infedele amante.
 SIROE
 A torto l'amor mio...
 EMIRA
                                        Taci, l'amore
 è nell'odio sepolto.
705Parlami di furore,
 parlami di vendetta ed io t'ascolto.
 SIROE
 Dunque così degg'io...
 EMIRA
 Sì, scordati d'Emira.
 SIROE
                                         Emira addio.
 Mi vuoi reo, mi vuoi morto?
710T'appagherò. Del tradimento al padre
 vado a scoprirmi autor; la tua fierezza
 così sarà contenta. (In atto di partire)
 EMIRA
 Sentimi, non partir.
 SIROE
                                        Che vuoi ch'io senta?
 Lasciami alla mia sorte.
 EMIRA
                                              Odi, non giova
715né a me né a Cosroe il farti reo.
 SIROE
                                                           Ma basta
 per morir innocente. Ascolta, alfine
 son più figlio che amante, a me non lice
 e vivere e tacer. Tutto palese
 al genitor farò, quando non posso
720toglierlo in altra guisa al tuo furore.
 EMIRA
 Va' pur, va' traditore,
 accusami o t'accusa, a tuo dispetto
 il contrario io farò, vedrem di noi
 chi troverà più fede. (Vuol partire)
 SIROE
725Il mio sangue si chiede,
 barbara, il verserò, l'animo acerbo
 pasci nel mio morir. (Cava la spada)
 
 SCENA III
 
 COSROE senza guardie e detti
 
 COSROE
                                         Che fai superbo!
 EMIRA
 O dei!
 COSROE
               Contro un mio fido
 stringi il brando o fellon? Niega se puoi?
730Or non v'è chi t'accusi, il guardo mio
 non s'ingannò, di' che mentisco anch'io.
 SIROE
 Tutto è vero, io son reo, tradisco il padre,
 son nemico al germano, insulto Idaspe,
 mi si deve la morte. Ingiusto sei,
735se la ritardi adesso.
 Non curo uomini e dei,
 odio il giorno, odio tutti, odio me stesso.
 EMIRA
 (Difendetelo o numi).
 COSROE
 Olà costui s'arresti. (Escono alcune guardie)
 EMIRA
                                       Ei non volea
740offendermi o signor. Cieco di sdegno
 forse contro di sé volgea l'acciaro.
 COSROE
 Invan cerchi un riparo
 con pietosa menzogna al suo delitto.
 Perché fuggir?
 EMIRA
                              La fuga
745tema non era in me.
 SIROE
                                        Taci una volta,
 Idaspe taci, il mio maggior nemico
 è chi più mi soccorre. Il mio tormento
 termini col morir.
 COSROE
                                    Sarai contento.
 Pochi istanti di vita
750ti restano infedel.
 EMIRA
                                   Mio re, che dici!
 Necessaria a' tuoi giorni
 è la vita di Siroe, ei non ancora
 i complici scoprì. Morrebbe seco
 il temuto segreto.
 COSROE
                                   È vero, oh quanto
755deggio al tuo amor, vegliami sempre a lato.
 SIROE
 Forse incontro al tuo fato
 corri così, non può tradirti Idaspe?
 EMIRA
 Io tradirlo!
 SIROE
                        In ciascuno
 può celarsi il nemico, ah non fidarti.
760Chi sa l'empio qual è.
 COSROE
                                          Chetati e parti.
 SIROE
 
    Mi credi infedele,
 sol questo m'affanna.
 Chi sa chi t'inganna?
 (Che pena è tacer!)
 
765   Sei padre, son figlio,
 mi scaccia, mi sgrida.
 Ma pensa al periglio,
 ma poco ti fida,
 ma impara a temer. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 COSROE ed EMIRA
 
 EMIRA
770(Pensoso è il re). (A parte da sé)
 COSROE
                                   (Per tante prove e tante
 so che il figlio è infedel ma pur que' detti...) (A parte da sé)
 EMIRA
 (Forse crede a' sospetti
 che Siroe suggerì). (Come sopra)
 COSROE
                                      (Tradirmi Idaspe
 per qual ragion!) (Come sopra)
 EMIRA
                                   (S'ei di mia fé paventa
775perdo i mezzi al disegno. Or non m'osserva,
 siam soli, il tempo è questo). (Come sopra)
 COSROE
                                                        (Un reo l'accusa
 per render forse il fallo suo minore). (Come sopra)
 EMIRA
 (La vittima si sveni al genitore). (Snuda la spada per ferir Cosroe)
 
 SCENA V
 
 MEDARSE e detti
 
 MEDARSE
 Signore.
 EMIRA
                   (Oh dei!)
 MEDARSE
                                       Perché quel ferro Idaspe?
 EMIRA
780Per deporlo al suo piè, v'è chi ha potuto
 farlo temer di me. Troppo geloso
 io son dell'onor mio.
 Io traditore! Oh dio
 nel più vivo del cor Siroe m'offese.
785Finché non scopri il vero
 eccomi disarmato e prigioniero. (A Cosroe)
 COSROE
 Che fedeltà!
 MEDARSE
                          Forse il german procura
 divider la sua colpa.
 COSROE
                                       Idaspe torni
 per mia difesa al fianco tuo la spada.
 EMIRA
790Perdonami o mio re, quando è in periglio
 d'un sovrano la vita ha corpo ogn'ombra.
 Prima dall'alma sgombra
 quell'idea che m'oltraggia e al fianco mio
 poscia per tuo riparo
795senza taccia d'error torni l'acciaro.
 COSROE
 No no, ripiglia il brando.
 EMIRA
 Ubbidirti non deggio.
 COSROE
                                           Io tel comando.
 EMIRA
 Così vuoi, non m'oppongo. Almen permetti
 ch'io la regia abandoni, acciò non dia
800di novelli sospetti
 colpa l'invidia all'innocenza mia.
 COSROE
 Anzi voglio che Idaspe
 sempre de' giorni miei vegli alla cura.
 EMIRA
 Io!
 COSROE
         Sì.
 EMIRA
                 Chi m'assicura
805della fede di tanti a cui commessa
 è la tua vita? Io debitor sarei
 de la colpa d'ognun; s'io fossi solo...
 COSROE
 E solo esser tu dei.
 Fra le reali guardie
810le più fide tu scegli. A tuo talento
 le cambia e le disponi e sia tuo peso
 di scoprir chi m'insidia.
 EMIRA
                                               Al regio cenno
 ubbidirò né dal mio sguardo accorto
 potrà celarsi il reo. (Son quasi in porto).
 
815   Benché s'asconda
 la serpe antica
 tra fronda e fronda,
 tra spica e spica,
 pur dalla cura
820non è sicura
 del pastorello
 che l'osservò.
 
    Al par di quello
 sol per te fido
825fin dentro il nido
 l'assalirò. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 COSROE e MEDARSE
 
 MEDARSE
 Non è picciola sorte
 ch'uno stranier così fedel ti sia.
 Ma non basta o mio re. Maggior riparo
830chiede il nostro destin.
 COSROE
                                            Sarai nel giro
 di questo dì tu mio compagno al soglio
 e opporsi a due regnanti
 non potrà facilmente un folle orgoglio.
 MEDARSE
 Anzi il tuo amor l'irrita; ha già sedotta
835del popolo fedel Siroe gran parte.
 Si parla e si minaccia, ah se non svelli
 dalla radice sua la pianta infesta
 sempre per noi germoglierà funesta.
 Atroce ma sicuro
840il rimedio saria; reciso il capo
 perde tutto il vigore
 l'audacia popolare.
 COSROE
                                     Io non ho core.
 MEDARSE
 Anch'io gelo in pensarlo; altro non resta
 dunque per tua salvezza
845che appagar Siroe e sollevarlo al trono.
 Volentier gli abbandono
 la contesa corona. Andrò lontano
 per placar l'ira sua, se questo è poco
 sazialo del mio sangue, aprimi il seno.
850Sarò felice appieno
 se può la mia ferita
 render la pace a chi mi diè la vita.
 COSROE
 Sento per tenerezza
 il ciglio inumidir. Caro Medarse
855vieni al mio sen. Perché due figli eguali
 non diemmi il ciel!
 MEDARSE
                                      Se ricusar potessi
 di scemar, per salvarti, i giorni miei
 degno di sì gran padre io non sarei.
 
    Ebbi da te la vita;
860ingrato non ti sono
 col renderti quel dono
 che misero ti fa.
 
    Dirò chiudendo i rai:
 «Padre, vissuto ho assai,
865s'io vissi caro a te
 la mia più bella età». (Parte)
 
 SCENA VII
 
 COSROE
 
 COSROE
 Più dubitar non posso.
 È Siroe l'infedel. Vorrei punirlo;
 ma risolver non so, che in mezzo all'ira
870per lui mi parla ancora
 i mio paterno affetto
 e nel fatal periglio
 me stesso oblio, quando rammento il figlio.
 
    Son nocchiero che nell'onde
875furibonde
 è costretto a gittar l'oro
 per cui vede la sua nave
 troppo grave naufragar.
 
    Volge un guardo a quel tesoro,
880pensa e dice:
 «Infelice che farò!
 La ricchezza io perderò
 che salvai per tanto mar». (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Appartamenti terreni corrispondenti a’ giardini con sedie.
 
 SIROE senza spada e ARASSE
 
 ARASSE
 Chi ricusa un'aita
885giustifica il rigor de la sua sorte.
 Disperato e non forte
 prence ti mostri allor che in me condanni
 un zelo che fomenta
 del popolo il favor per tuo riparo.
 SIROE
890L'ira del fato avaro
 tolerando si vince.
 ARASSE
                                    Al merto amica
 rade volte è fortuna e prende a sdegno
 chi meno a lei che alla virtù si affida.
 SIROE
 L'alma che in me s'annida
895più che felice e rea
 misera ed innocente esser desia.
 ARASSE
 Un'innocenza oblia
 che avria nome di colpa. Il volgo suole
 giudicar dagli eventi e sempre crede
900colpevole colui che resta oppresso.
 SIROE
 Mi basta di morir noto a me stesso.
 ARASSE
 Ad onta ancor di questa
 rigorosa virtù sarà mia cura
 toglierti all'ira dell'ingiusto padre.
905Il popolo e le squadre
 solleverò per così giusta impresa.
 SIROE
 Ma questo è tradimento
 e non difesa.
 ARASSE
                           Ingrato.
 
    Mi chiami traditore!
910E pur vedi il mio core,
 e pur ben sai qual è.
 
    Ti voglio vendicato;
 quando sarai sul trono
 dirai che fido io sono
915perché mancai di fé. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 MEDARSE e detti
 
 MEDARSE
 Come! Nessuno è teco?
 SIROE
                                             Ho sempre a lato
 la crudel compagnia di mie sventure.
 MEDARSE
 Son già quasi sicure
 le tue felicità. Deve a momenti
920qui venir Cosroe e forse
 a consolarti ei viene.
 SIROE
                                        Or vedi quanto
 sventurato son io. Del padre invece
 giunge Medarse.
 MEDARSE
                                  Il tuo piacer saria
 poter senza compagno
925seco parlar, porresti in uso allora
 lusinghe e prieghi e ricoprir con arte
 sapresti il mal talento,
 semplice se lo speri, io nol consento.
 SIROE
 T'inganni, a me non spiace
930favellar te presente,
 chi delitto non ha rossor non sente.
 Pena in vederti è il sovvenirmi solo
 ch'abbia fonte comune il sangue nostro.
 MEDARSE
 Sarà mio merto e la corona e l'ostro.
 
 SCENA X
 
 COSROE, EMIRA col nome d’Idaspe e detti
 
 COSROE
935Veglia Idaspe all'ingresso e il cenno mio
 nelle vicine stanze
 Laodice attenda.
 EMIRA
                                 Ubbidirò. (Si ritira in disparte)
 COSROE
                                                      Medarse
 parti.
 MEDARSE
              Ch'io parta! E chi difende intanto
 signor le mie ragioni?
 COSROE
                                           Io le difendo.
 SIROE
940Resti se vuol.
 COSROE
                           No, teco
 solo esser voglio.
 MEDARSE
                                 E puoi fidarti a lui?
 COSROE
 Più oltre non cercar. Vanne.
 MEDARSE
                                                     Ubbidisco.
 Ma poi...
 COSROE
                    Taci Medarse e t'allontana.
 MEDARSE
 (Mi cominci a tradir sorte inumana).
 
 SCENA XI
 
 COSROE, SIROE ed EMIRA in disparte
 
 COSROE
945Siedi Siroe e m'ascolta.
 Io vengo qual mi vuoi giudice o padre.
 Mi vuoi padre? Vedrai
 fin dove giunga la clemenza mia.
 Giudice vuoi ch'io sia?
950Sosterrò teco il mio real decoro. (Siede)
 SIROE
 Il giudice non temo e il padre adoro. (Siede)
 COSROE
 Posso sperar dal figlio
 ubbidito un mio cenno? Infin ch'io parlo
 taci e mostrami in questo il tuo rispetto.
 SIROE
955Finché vuoi tacerò, così prometto.
 EMIRA
 (Che dir vorrà!)
 COSROE
                                 Di mille colpe reo
 Siroe tu sei. Per questa volta soffri
 che le rammenti. Un giuramento io chiedo
 per riposo del regno e tu ricusi.
960Ti perdono e t'abusi
 di mia pietà. Mi fa palese un foglio
 che v'è tra' miei più cari un traditore
 e mentre il mio timore
 or da un lato, or dall'altro erra dubbioso
965io veggo te nelle mie stanze ascoso.
 Che più. Medarse istesso
 scopre i tuoi falli...
 SIROE
                                     E creder puoi veraci...
 COSROE
 Serbami la promessa, ascolta e taci.
 EMIRA
 (Misero prence!)
 COSROE
                                  Ognun di te si lagna,
970hai sconvolta la regia, alcun sicuro
 dal tuo orgoglio non è. Medarse insulti,
 tenti Laodice e la minacci. Idaspe
 infin sugli occhi miei svenar procuri.
 Né ti basta. I tumulti a danno mio
975ne' popoli risvegli.
 SIROE
                                     Ah son fallaci...
 COSROE
 Serbami la promessa, ascolta e taci.
 Vedi da quanti oltraggi
 quasi sforzato a condannarti io sono
 e pur tutto mi scordo e ti perdono.
980Torniam figlio ad amarci, il reo mi svela
 o i complici palesa, un padre offeso
 altr'ammenda non chiede
 da l'offensor che pentimento e fede.
 EMIRA
 (Veggio Siroe commosso.
985Ah mi scoprisse mai!)
 SIROE
                                           Parlar non posso.
 COSROE
 Odi Siroe. Se temi
 per la vita del reo, paventi invano.
 Se quel tu sei, nel confessarlo al padre
 te stesso assolvi e ti fai strada al trono.
990Se tu non sei, ti dono,
 pur che noto mi sia, salvo l'indegno.
 Ecco se vuoi la real destra in pegno.
 EMIRA
 (Ahimè!)
 SIROE
                     Quando sicuri
 siano dal tuo castigo i tradimenti
995dirò...
 EMIRA
               Non ti rammenti
 che il tuo cenno, signor, Laodice attende.
 SIROE
 (Oh dei!)
 COSROE
                     Lo so, parti.
 EMIRA
                                             Dirò fra tanto...
 COSROE
 Di' ciò che vuoi.
 EMIRA
                                T'ubbidirò fedele.
 (Perfido non parlar). (A Siroe)
 SIROE
                                          (Quanto è crudele!)
 COSROE
1000Spiegati e ricomponi
 i miei sconvolti affetti, or perché taci?
 Perché quel turbamento?
 SIROE
                                                 Oh dio!
 COSROE
                                                                  T'intendo.
 Al nome di Laodice
 resister non sapesti. In questo ancora
1005t'appagherò, già ti prevenni, io svelo
 la debolezza mia, Laodice adoro,
 con mio rossore il dico, e pure io voglio
 cederla a te, sol dalla trama ascosa
 assicurami o figlio e sia tua sposa.
 SIROE
1010Forse non crederai...
 EMIRA
                                        Chiedea Laodice
 importuna l'ingresso; acciò non fosse
 a te molesta allontanar la feci.
 COSROE
 E partì?
 EMIRA
                   Sì mio re.
 COSROE
                                        Vanne e l'arresta.
 EMIRA
 Vado. (Mi vuoi tradir?) (A Siroe)
 SIROE
                                               (Che pena è questa!)
 COSROE
1015Parla. Laodice è tua, di più che brami?
 Dubbioso ancor ti veggio?
 SIROE
 Sdegno Laodice e favellar non deggio.
 COSROE
 Perfido, alfin tu vuoi
 morir da traditor come vivesti.
1020Che più da me vorresti?
 Ti scuso, ti perdono,
 ti richiamo sul trono,
 colei che m'innamora
 ceder ti voglio e non ti basta ancora?
1025La mia morte, il mio sangue
 è il tuo voto lo so, saziati indegno.
 Solo e senza soccorso
 già teco io son, via ti sodisfa appieno,
 disarmami inumano e m'apri il seno.
 EMIRA
1030E chi tant'ira accende?
 Così senza difesa
 in periglio lasciarti a me non lice.
 Eccomi al fianco tuo.
 COSROE
                                         Venga Laodice. (Emira parte)
 SIROE
 Signor, se amai Laodice
1035punisca il ciel...
 COSROE
                               Non irritar gli dei
 con novelli spergiuri.
 
 SCENA XII
 
 LAODICE, EMIRA e detti
 
 LAODICE
 Eccomi a' cenni tuoi.
 COSROE
                                         Siroe m'ascolta.
 Questa è l'ultima volta
 ch'offro uno scampo, abbi Laodice e il trono,
1040se vuoi parlar, ma se tacer pretendi
 in carcere crudel la morte attendi.
 Resti Idaspe in mia vece; a lui confida
 l'autor del fallo; in libertà ti lascio
 pochi momenti, in tuo favor gli adopra.
1045Ma se il fulmine poi cader vedrai
 la colpa è tua, che trattener nol sai.
 
    Tu di pietà mi spogli,
 tu desti il mio furor,
 tu solo, o traditor,
1050mi fai tiranno.
 
    Non dirmi, no, spietato;
 è il tuo crudel desio,
 ingrato, e non son io
 che ti condanno. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 SIROE, EMIRA e LAODICE
 
 SIROE
1055(Che risolver degg'io!)
 EMIRA
                                            Felici amanti,
 delle vostre fortune o quanto io godo.
 O Persia avventurosa,
 se imitando la sposa
 i figli prenderan forme leggiadre
1060e se avran fedeltà simile al padre.
 SIROE
 (E mi deride ancor).
 LAODICE
                                         Secondi il cielo
 il lieto augurio; ei però tace e parmi
 irresoluto ancor.
 EMIRA
                                 Parla; saria (A Siroe)
 stupidità se più tacessi.
 SIROE
                                              O dei!
1065Lasciami in pace.
 EMIRA
                                   Il re sai che t'impose
 di sceglier me presente
 il carcere o Laodice.
 LAODICE
                                       Or che risolvi?
 SIROE
 Per me risolva Idaspe, il suo volere
 sarà legge del mio. Fra tanto io parto
1070e vo fra le ritorte
 l'esito ad aspettar della mia sorte.
 EMIRA
 Ma prence, io non saprei...
 SIROE
                                                   Sapesti assai
 tormentarmi finora.
 (Provi l'istessa pena Emira ancora).
 
1075   Parto; risolver non so.
 
    La legge del fato
 dal cenno adorato
 d'un labro fedele
 attender saprò.
 
1080   Se dice ch'io t'ami (A Laodice)
 già il core t'adora.
 (Ingrata, crudele, (Ad Emira piano)
 rispondi, che brami?)
 Se dice ch'io mora (A Laodice)
1085contento morrò.
 
 SCENA XIV
 
 EMIRA e LAODICE
 
 EMIRA
 (A costei che dirò?)
 LAODICE
                                       Da' labri tuoi
 ora dipende, Idaspe,
 il riposo d'un regno, il mio contento.
 EMIRA
 Di Siroe, a quel ch'io sento,
1090senza noia Laodice
 le nozze accettaria.
 LAODICE
                                     Sarei felice.
 EMIRA
 Dunque l'ami?
 LAODICE
                               L'adoro.
 EMIRA
 E speri la sua mano...
 LAODICE
 Stringer per opra tua.
 EMIRA
                                           Lo speri invano.
 LAODICE
1095Perché?
 EMIRA
                  Posso svelarti un mio segreto?
 LAODICE
 Parla.
 EMIRA
              Del tuo sembiante,
 perdonami l'ardire, io vivo amante.
 LAODICE
 Di me!
 EMIRA
                 Sì; chi mai puote
 mirar senza avvampar quell'aureo crine,
1100quelle vermiglie gote,
 le labra coralline,
 il bianco sen, le belle
 due rilucenti stelle. Ah se non credi
 qual fuoco ho in petto accolto
1105guarda e vedrai che mi rosseggia in volto.
 LAODICE
 E tacesti...
 EMIRA
                      Il rispetto
 muto finor mi rese.
 LAODICE
                                       Ascolta Idaspe,
 amarti non poss'io.
 EMIRA
 Così crudele, oh dio!
 LAODICE
                                        S'è ver che m'ami,
1110servi agli affetti miei. L'amato prence
 con virtù di te degna a me concedi.
 EMIRA
 Oh questo no, troppa virtù mi chiedi.
 LAODICE
 Siroe si perde.
 EMIRA
                              Il cielo
 gl'innocenti difende.
 LAODICE
                                         E se la speme
1115me pietosa ti finge ella t'inganna.
 EMIRA
 Tanto meco potresti esser tiranna?
 LAODICE
 La tua crudel sentenza
 insegna a me la tirannia.
 EMIRA
                                                Pazienza.
 LAODICE
 T'odierò finch'io viva e non potrai
1120riderti de' miei danni.
 EMIRA
 Saranno almen comuni i nostri affanni.
 LAODICE
 
    Amico il fato
 mi guida in porto
 e tu spietato
1125mi fai perir.
 
    Ti renda amore
 per mio conforto
 tutto il dolore
 che fai soffrir. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 EMIRA
 
 EMIRA
1130Sì diversi sembianti
 per odio e per amore or lascio, or prendo
 ch'io me stessa talor nemmeno intendo.
 Odio il tiranno ed a svenarlo io sola
 mille non temerei nemiche squadre;
1135ma penso poi che del mio bene è padre.
 Amo Siroe e mi pento
 d'esser io la cagion del suo periglio;
 ma penso poi che del tiranno è figlio.
 Così sempre il mio core
1140è infelice nell'odio e nell'amore.
 
    Non vi piacque ingiusti dei
 ch'io nascessi pastorella;
 altra pena or non avrei
 che la cura d'un'agnella,
1145che l'affetto d'un pastor.
 
    Ma chi nasce in regia cuna
 più nemica ha la fortuna,
 che nel trono ascosi stanno
 e l'inganno ed il timor.
 
 Fine dell’atto secondo